Togliendo le Crosticine

A fiotto come code di parole sottintendo, non pretendo comprensione ma mi rifugio nella compressione. Stretto stretto faccio altri fori nel tempo cintura. La musica aiuta butto scrivo lettere non spedite piedi illetterati piante e palme all’aria cambiano aria alle estremità del corpo. Read more

Soddisf’azione

Come quando le cubiste dipingono in discoteca, e la rosa dai venti ti indica la direzione verso l’erosione. Come quando dettare il passo è solo un esercizio per gente che scrive con i piedi, e il raccolto se ne sta raggomitolato nel suo granaio. Read more

I Miracoli della Zona Grigia

Chiaroscienza. Sotto il colle abita una volpe che non sa nulla del mondo; ma non le interessa, perché ha già capito chi è Dio.

Inettitudine. Un bambino che non sa dove ha messo la testa la ritrova nell’esatto posto in cui l’aveva lasciata.

Ostentazione. Un correttore di bozze espone il suo lavoro davanti alla commissione dell’Errata Corrige. Pochi applausi mal coordinati.

Santificazione. Un verme da pesca viene dichiarato martire. Scontento fra i familiari del pesce che ha abboccato all’amo.

Ignominia. Tesi di laurea in infanticidio, il laureando si candida con 110 Erode. Il Bacio di Giuda accademico sulla guancia barbuta manca il bersaglio per un pelo.

Dissolvenza. Le ultime lettere dell’alfabeto formano una società segreta che ha lo scopo di emigrare in un altro universo. La “Y” è stata mandata in avanscoperta, ma non si hanno ancora sue notizie.

L’Assaggezza Popolare (piccoli morsi di massima)

Acqua in bocca al lupo. Il coraggioso silenzio.

Non puoi avere la botte piena e la moglie anche. Niente vino alle donne incinte.

Il mattino ha loro in bocca. Il cannibalismo di chi si alza all’alba.

Tutto è bene quel che finisce nelle vene. Il drogato senza troppe pretese.

L’unione fa la forca. Il linciaggio.

Chi semina vento raccoglie tempesta. La fecondazione metereologica (con le balle per aria).

A buon intenditor, foche parole. Lui capirà.

Un pel fioco dura poco. La calvizie.

Al cuor non si comanda. Gli inutili pacemaker.

Bacco, Tabacco e Venere riducono l’uovo in cenere. La frittata del vizio.

Can che abbaglia non morde. La pacifica fluorescenza canina.

Chi lascia la zia racchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che prova. L’indeterminatezza delle parentele che cambiano.

Chi troppo vuole, nulla sfinge. L’enigma dell’avidità.

La fetta è cattiva consigliera. I suggerimenti tagliati male.

Con i se e con i ma la scoria non si fa. Il rifiuto faticoso.

Chi è causa del suo mar, pianga se stesso. L’oceano del rimorso.

Conta più la pratica che la grammatica. Il motto dei commerciali.

Cuor contento, il ciel la iuta. Un sacco di amor celeste.

Da coda nasce coda. Lucertole al casello.

A caval conato non si guarda in bocca. Puoi macchiarti di vomito.

Prendere due piccioni con una fata. La maga degli uccelli.

Dagli amici mi guardi Dio, che dai mici mi guardo io. Il complotto felino.

Del sebo di poi son piene le fossette. L’acne profonda.

La strada dell’inverno è lastricata di buone intenzioni. Voglio che nevichi.

Dammi con chi vai e ti darò chi sei. Il riscatto per l’anima.

Chi odo scaccia chi odo. Il sentir bisticciare.

Ambasciator non porta penna. Dovrai prestargliela.

Gonna al volante, pericolo contante. Gli indumenti per l’auto costano troppo.

Fidarsi è bene, non chinarsi è meglio. Le saponette in prigione.

Finché c’è vite, c’è speranza. Il motto degli osti.

Fra i due poppanti il terzo Erode. L’infaticidio.

Gallina vecchia fa buon brodo. L’esperienza culinaria.

Il buon giorno si vede dal mastino. Il cane delle 6:00.

Non c’è peggior sordo di chi non ci sente. [A. Bergonzoni]

Il riso affonda nella bocca degli sciolti. L’ilarità in fusione.

Chi fa con lo zoppo impara a zoppicare. Per certe lezioni ci vuole un prof. in gamba.

In amore e in guerra rutto è lecito. Il bon-ton delle schermaglie amorose.

Se non è Zappa è San Bagnato. Il refuso musico-mistico.

I panni sporchi si lavano in fanghiglia. Lo sforzo inutile.

Chi non tisica non tossica. Il lapalissiano della malattia.

L’abito non fa il mona. La serietà dei vestiti veneti.

Nella notte piccola c’è il viso buono. Il benefattore nel buio.

Le bugie hanno le gambe morte. Le mezze verità.

Una mela al giorno lava il medico di turno. Le strane abluzioni del condotto.

La lingua batte dove il dente suole. La guerra di territorio delle prostitute orali.

Chi va piano va sano e va all’ontano. Il gabinetto dei cani lenti.

La notte porta coniglio. Il lagomorfo crepuscolare.

L’apparenza in canna. Le visioni da stupefacenti.

Occhio però, ch’io ho dente perdente. L’attenzione per quelle sconfitte che lasciano l’amaro in bocca.

L’appetito vien cangiando. La fame di tutti i colori.

Stretta la figlia, larga la zia, voi dite: “la mostra” che io dico “l’è mia”. Lo scegliere i frutti dall’albero genealogico.

L’erba del vicino ha sempre più merde. Il cane incontinente.

Lontano dai cocchi, lontano dal cuore. L’amore delle carrozze.

L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. L’assenza di doppi servizi (non c’è pallavolo per tutti).

Lo zio è il padre dei cugini. [Anonimo]

Mal comune, mezzo Claudio. Il nome del sindaco peggiore.

Impala l’arto e mettilo da parte. Il ripostiglio delle braccia.

Non dire cacchio se non ce l’hai nel gatto. La sodomia animale.

Gallina che conta ha fatto l’uovo. La promozione è nell’aia.

Meglio soli che male accoltellati. No grazie, muoio per conto mio.

Nel paese dei cechi anche il guercio è re. Il sovrano monocolo dell’est.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”. [Elio e le Storie Tese]

Ne uccide più la gola che la spada. Il pericoloso canyon.

Non c’è due senza te. Il non poter accoppiarsi da soli.

Si dice il seccato, non il seccatore. I privilegi degli importuni.

Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello. [F. Salvi]

Ogni medaglia ha il suo rovescio. Il tennis olimpico.

Non parlar di corsa in casa d’impacciato. L’articolare (di parole e giunture).

L’occasione fa l’uomo lardo. La possibilità d’ingrassare.

Non vagliare il can che dorme. Il vizio di forma.

L’occhio è lo specchio dell’anime. Lo sguardo dei cartoni animati giapponesi.

Chi dice donna dice d’anno. La femminilità del calendario.

Tutti i nodi vengono al petting. [A. Bergonzoni]

Non tutti i mali vengono per suocere. Le buone parentele.

Chi va piano va sano e v’allontano. Lo scacciar di ritardatari.

Occhio non cede, cuore non vuole. Il mercanteggiare d’organi.

Una rondella non fa primavera. [Elio e le Storie Tese]

Ogni promessa è dubito. L’indecisione negli accordi (suonare a caso).

Paese che vai, stanza che trovi. Gli affittacamere.

Panni chiari, amidizia lunga. L’uso dell’appretto.

Quando la nave affonda, i topi scippano. I roditori disonesti fino in fondo.

Non è tutto ora quel che luccica. Il razionamento dei brillanti.

Rade bene chi rade ultimo. Il farcela per un pelo.

Rotto di sera, nel tempio si spera. Il credere nei miracoli.

Sbagliando s’impala. L’antilope maldestra.

Scherza coi tanti e lascia stare i sarti. Non attaccar bottone.

Se son rose fioriranno. Lo sbocciare delle tavole tarlate.

Sposa bagnata, sposo fortunato. Il piatto pronto per la notte di nozze.

Tanto va la matta al largo che ci lascia il suo panino. La custodia cautelare.

Tra maglia e vestito non mettere il dito. Il petting leggero.

Una ciliegia tira l’altra. Il funambolismo alimentare.

L’occaso fa l’uomo ladro. I furfanti dell’ovest.

Ogni lisciata è persa. Il pessimo stopper.

Una mano leva l’altra e tutte e due levano il viso. Lo scomporsi.

Un pa-perino non fa male a nessuno. L’innocuità delle giovani anatre.

La salma è la virtù dei morti. [A. Bergonzoni]

Uomo avvitato, mezzo saltato. L’acrobata in volo.

Meglio tordi che mais. La catena alimentare.

Recreminare (Ancora Dolci)

Mantova lo sa, lo sanno tutti.

Non ci sono ore dopo le altre ore, e la porca figura non è ancora in disuso.

L’apposta spedisce pacchi intenzionalmente, e il diplomatico è un po’ più dolce oggi.

L’ammutinamento dei vocabolari ha lasciato tutti senza parole.

Il trecento ha detto che oggi non viene al lavoro; il settecentododici lo sostituirà.

Quando le rane piovono a paia è tempo di comprare gli ombrelli-rospo.

Ma sono ben altre le cose che ti svegliano quando sei già un feto.

Che smettano di far rotolare le note giù per il piano inclinato! (Le note si risentono e le ignote si sentono escluse).

Il pelo super-fluo sgargia nell’oscurità, ritto, sull’attenti, a muso duro, cattivo come l’alito del mattino, nervoso come un angelo castrato, incazzato come una randa, randagio come Ulisse, impettito, implacabile, impiegabile, inamovibile, indissolubile e ignaro del rasoio del tempo perso.